È stato presentato in tarda mattinata nell'Auditorium della Dacia Arena il nuovo responsabile dell’area tecnica Pierpaolo Marino. Queste le parole introduttive del Presidente Franco Soldati e del direttore generale della società, Franco Collavino.
Franco Soldati:
«Non potevo mancare a questa presentazione perché quando sono entrato in Udinese assieme a Franco Collavino nel 1999, la persona che ci accolse e che ci ha fatto crescere fu proprio Pierpaolo Marino. È una persona che mi ha fatto crescere moltissimo e che mi fa estremamente piacere ritrovarlo qui oggi nella nostra famiglia bianconera».
Franco Collavino:
«Oggi riabbracciamo un amico, Pierpaolo Marino, che rientra in Udinese Calcio con il compito di direttore dell’area tecnica con un contratto di tre anni. Pierpaolo non ha bisogno di presentazione perché si tratta di un professionista dalla grande esperienza nella gestione tecnica e che sarà di grande importanza per la stagione a venire. Provo infine ad anticipare alcune delle domande che mi farete rispetto ai prossimi impegni: il ritiro della prima squadra inizierà qui a Udine il 7 di luglio e proseguirà fino al 20. Dal giorno successivo ci sposteremo a Sankt Veit, dove resteremo fino al 2 agosto. Lì come al solito continueremo gli allenamenti e disputeremo alcune amichevoli. Per ultima, la campagna abbonamenti, che verrà presentata entro la fine del mese. Lascio ora la parola a Pierpaolo».
Pierpaolo Marino:
«Rientro a Udine dopo aver lavorato per altre grandi società, ma rimango dell’idea che Udine rimane quanto di meglio mi potesse capitare, perché mi sento legato a questi colori e a questa squadra. Subito dopo queste mie prime parole cercherò di far seguire i fatti, dando fin da subito il mio contributo. Ritrovo con piacere persone che lavoravano con me vent’anni fa. Io non farò stravolgimenti, dovrò solo provare a dare il mio valore aggiunto, quel qualcosa di più rispetto a una macchina che procede da sola. Sono convinto che questa sia la migliore proprietà che potesse capitare all’Udinese perché Gianpaolo Pozzo e la sua famiglia sono dei proprietari da calcio antico. In un mondo di presidenti che sono soliti ricevere molto dal calcio, loro sono una delle poche famiglie che hanno invece dato molto al calcio e continuano a farlo. Loro mi hanno voluto per un periodo di medio termine a dimostrazione di quanto hanno ancora a cuore l’Udinese. Se avessi avuto un minimo dubbio sul loro progetto ora non sarei qui. Il mio lavoro sarà quello di far rendere al massimo una squadra che ha delle ottime qualità al suo interno, aumentandone l’autostima e il senso di appartenenza al suo contesto rappresentato da società, pubblico e territorio, caratteristiche presenti nella mia precedente esperienza all’Udinese. Il mio lavoro sarà fare in modo che il contesto sia di supporto e da propulsore alla squadra. I giocatori devono capire dove si trovano e cosa significa indossare la maglia dell’Udinese. Consentitemi di ringraziare la Curva Nord per lo striscione di benvenuto che mi hanno dedicato. Sono qui, sono uno di voi, non sono un mago però ho tanta determinazione, entusiasmo e umiltà».
Bentornato Marino. Lei sa interpretare il pensiero della società e questo dovrebbe aiutarla nella gestione dell’area tecnica.
«Questo è vero perché nel ritornare in quella che io ritengo essere la mia casa adottiva ho ritrovato lo stesso carattere che aveva la famiglia Pozzo vent’anni fa. Io sono venuto con un entusiasmo incredibile, spero di trasmetterlo sia alla famiglia Pozzo che all'ambiente circostante. Io non faccio alcuna promessa, lavorerò molto per ricompattare gli elementi che gravitano attorno alla squadra e se questo lavoro certosino troverà l’aiuto di tutti sarà splendido. Io stimo molto la squadra dello scorso anno, credo avrebbe potuto fare molto di più in termini di risultati, pertanto so come intervenire. Credo che migliorando la differenza reti potremo ottenere risultati migliori rispetto a quelli ottenuti negli ultimi anni perché non c’è molto distacco con le squadre che ci precedono in classifica. Credo che vadano solo migliorati gli equilibri potenziando la fase difensiva. Per fare questo sono convinto che la continuità rappresentata dalla conferma di Tudor sia una cosa importante. In tal senso non vedo l’ora di parlargli perché rappresenta il doppio salvatore della Patria e credo che la sua continuità ci potrà dare tantissimo. A questa maggiore intensità difensiva dovremo poi aggiungere qualche gol. Nel medio periodo l’obiettivo salvezza è un nostro dovere, ma questo non ci impedirà di ambire a un obiettivo più ambizioso. La salvezza dovrà tornare ad essere un obiettivo minimo. Potremo costruire qualcosa di interessante perché questa è un’impresa muscolare che voglio portare fino in fondo».
Ritiene che il modello di fare calcio e business portato avanti negli ultimi anni dalla società sia da modificare?
«Non credo. Nonostante l’aver sofferto fino all’ultima giornata la squadra è arrivata dodicesima al termine del campionato. Sono convinto perciò che la squadra abbia degli ottimi valori e credo che il suo modello di business sia ancora ottimo. Credo che l’Udinese debba tornare a stazionare nella parte sinistra della classifica e non manca molto per raggiungere quest’obiettivo, perciò non credo che il modello di business dei Pozzo sia in crisi, semplicemente perché non ce ne sono di migliori in circolazione».
Ritiene un handicap arrivare con la conduzione tecnica già decisa? E quanto si differenzia questa sua esperienza da quella precedente?
«Non mi penalizza perché se fossi arrivato tre mesi fa avrei fatto la stessa scelta, perciò la scelta di Tudor a posteriori la condivido ampiamente. Dall’interno dovrò plasmare meglio l’idea che mi sono fatto della situazione tecnica, però ripeto che questa squadra vale di più dei punti conquistati in classifica».
Le chiedo un parere su Kevin Lasagna, rimasto un po’ troppo in ombra nel corso di alcune partite dell’ultimo campionato.
«Non voglio entrare nel terreno di pertinenza di Tudor, però Lasagna è un giocatore dal quale dobbiamo ricavare la doppia cifra a fine campionato, perché è un giocatore moderno e che mi ricorda un altro giocatore che portai all’Udinese, Roberto Muzzi. Ha qualità anche per essere un uomo d’area, ma ha bisogno di avere al suo fianco qualcuno che gli dia l’opportunità di farlo rendere al meglio».
Su cosa concentrerà maggiormente le operazioni mercato in entrata? L’attacco?
«Ho bisogno di un periodo di tempo per capire meglio i giocatori che abbiamo a disposizione. Perciò prima di tagliare giocatori preferirei conoscerli perché spesso alcuni giocatori meno utilizzati possono dare di più nel corso del campionato».
Prima parlava di senso di appartenenza. È meglio ottenerlo con giocatori italiani o è una considerazione superflua?
«Ci sono giocatori stranieri che sono stati qui e che hanno dato tanto diventando anche delle bandiere. Penso a Marcio Amoroso e a Sensini o Danilo, tutti giocatori che hanno sempre comunicato un forte senso di appartenenza».
Quanto tempo ha impiegato per accettare l’offerta di Gino Pozzo?
«L’aspettavo da due anni la sua telefonata, dico solo questo. E ci tengo a sottolineare che se avessi avvertito delle sensazioni negative non avrei accettato. I Pozzo sono rimasti quelli di vent’anni fa, persone che hanno ancora molto a cuore l’Udinese».